lunedì 26 agosto 2013

"Attraverserò la Manica in bicicletta!" Intervista a Giuseppe Cianti durante la Tre Valli Varesine.

Ciclismo in Rosa ha intervistato Giuseppe Cianti, dopo la sua performance sul lago di Lugano, in occasione del passaggio della Tre Valli Varesine 2013. Con una particolare bicicletta collegata a due gommoni, dopo la mitica pedalata verso Roma dell'anno scorso, vuole tentare la traversata della Manica su due ruote.

Spiegaci il tuo progetto. 
Nel 2014 tenterò di attraversare la Manica partendo da Campione d'Italia. Percorreremo 1200 km e quando arriveremo a Calais noi tenteremo di attraversare, appunto, trentasette chilometri di mare con questa innovativa Shuttle Bike e approdare a Dover, sulla sponda inglese. Poi riprenderemo le nostre biciclette e andremo a Londra, a Buckingam Palace. Questa volta la Regina Elisabetta non rifiuterà di accoglierci!

Ci dici qualcosa su questa particolare bicicletta?
Questa è una prova che abbiamo fatto io e Roberto Siviero che è l'ingegnere che ha costruito tecnicamente lo Shuttle Bike: è un prototipo. Per il prossimo anno, invece, monterò una vecchia Bianchi degli anni 60.

E da cosa è nata quest'idea?
L'idea è bizzarra ed è nata un po' così, dalla nostra vocazione alle imprese un po' particolari. Baby Giro d'Italia è una manifestazione che è sempre stata dedita alla valorizzazione dell'Italia e del nostro territorio.

Oltre all'attraversata della Manica, Giuseppe Cianti è intenzionato a fare il tentativo di un nuovo WORLD RECORD di attraversata nello Stretto di Messina con il kit dello Shuttle Bike. Il luogo di partenza sarà Scilla e il punto di arrivo, con il giro di boa, Torre Faro. Il programma non solo ha come scopo di battere il record di andata ma di stabilire anche un nuovo record mondiale, cioè quello del ritorno, record detenuto da Franco Fede, di 53 31' 1'' fatto il 30 luglio 1997.


Per saperne di più: 






mercoledì 7 agosto 2013

Campionati Italiani su Pista: Intervista a Fabio Perego al Velodromo di Dalmine

Fabio Perego, in occasione dei Campionati Italiani al Velodromo di Dalmine, ci ha parlato del ciclismo su pista, del futuro di questa disciplina con un occhio particolare alle promesse femminili. 

Che cosa significa per te lavorare in pista? Che cosa ti regala in termini lavorativi?
Lavorare in pista vuol dire soprattutto vedere dei ragazzi giovani crescere, impegnarsi in qualcosa in cui credono e raccogliere delle soddisfazioni. Stefano Moro, per esempio, sono anni che lo vediamo qui a Dalmine, ha lavorato sodo da quando era esordiente. Oggi davanti al pubblico di casa, ha vinto un Campionato Italiano. Seguire la pista vuol dire lavorare con tanti amici, seguire i giovani e avere la grande soddisfazione di vedere ragazzini e ragazzine che con grandi e importanti sacrifici, ore e ore alla settimana, mesi di lavoro raggiungono obiettivi che li fanno diventare adulti, li fanno crescere.

Come vedi il movimento femminile in pista?
Un nome che ho nel cuore: Maria Giulia Confalonieri. L'ho conosciuta proprio qui a Dalmine: aveva tredici anni ed era già allora una ragazza davvero incredibile. Piano piano è cresciuta, si è impegnata, lavorando, credendoci. La cosa più bella è vedere che adesso è una donna, e lo è diventata qui, con noi, in pista: questo ci dà tanta soddisfazione.

Cosa ti viene in mente se dico "futuro"? 
Qui a Dalmine siamo riusciti finalmente a rifare il manto della pista perchè aveva grandi problemi. Il futuro significa continuare a cercare sempre più ragazzi e ragazze, continuare ad avvicinare i giovanissimi alla pista perchè questa disciplina, oltre che essere una grande scuola di ciclismo, insegna una filosofia di vita: stare in gruppo, lavorare tutti assieme, imparare l'altruismo.