mercoledì 14 gennaio 2009


Il sogno....

Per un attimo chiudete gli occhi e immaginate questa scena: il giornale più richiesto in ogni bar lungo lo stivalone (si distingue perché dipinto di rosa) decide giornalmente di dedicare una paginetta (basterebbe mezza) al ciclismo femminile. Non solo, le riviste specializzate del settore (o la maggior parte) si risvegliano dal profondo sonno con un improvviso desiderio di abbracciare, incentivare, appoggiare e stimare anche le cicliste. Le donne che gareggiano diventano visibili quanto i maschi….

Questo mio sogno, nato tempo fa, a distanza di diversi anni è rimasto là dov’era, immobile, inafferrabile, incomprensibilmente incastrato e bloccato. I riflettori non si sono accesi quanto ci si attendeva, la visibilità non ha camminato a braccetto con un mondo del professionismo rosa, cresciuto, evoluto e moltiplicato atleticamente e tecnicamente. Alcuni timidi tentativi di un definitivo decollo non hanno avuto la continuità necessaria, quindi il cosiddetto processo naturale con passare degli anni è tornato a rigirarsi su se stesso.

Lo so… i miei sogni volano troppo in alto, l’attuale mondo del pedale rosa si “accontenterebbe” di un trenta per cento dello spazio mediatico destinato alla bicicletta e dintorni, ma che dico! anche venti, o dieci… oddio, al momento ci basterebbe sentirsi citate dai media con costanza senza vuoti e dimenticanze. L’annata ciclistica che parte a febbraio e si concluderà ad’ottobre sente il bisogno di essere dipinta e raccontata, con passione e professionalità nell’arco di tutti quei mesi e non nei due tre momenti clou. Grazie cielo nascano i servizi on line, pagine web e interi siti dedicati al nostro settore, vogliosi di proporre al pubblico (incuriosito e sempre più appassionato) un degno servizio.

Ho sempre ribadito che il ciclismo in versione donna si basa sulla stessa fatica, sudore e sacrifici di quello maschile (in proporzione e alla misura femminile, ovviamente), è capace di percepire lo stesso gusto della vittoria e della sconfitta, gioia e delusioni, tutto questo e tant’altro. Il mio ciclismo non conosce il sesso, l’età e nazione, si basa su un gesto atletico e si nutre dalla passione e di emozioni.

Già, la passione… capace a tingere dei propri colori tutto ciò che tocca. Quella ciclistica (a differenza della calcistica) la vedo vestita (e non solo al Giro) di rosa, profumata di Rosa, bisognosa dei sostantivi in rosa, in possesso d’una positiva forza contagiosa che (per fortuna!) è sempre viva e vive dentro chi lo pratica e chi lo segue, sorvolando sopra ogni “dolore”. Nella passione dobbiamo trovare le forze di saltare gli immancabili ostacoli e portare avanti le idee in quali crediamo.

Sono queste, le mie prime riflessioni ad alta voce, volevo, attraverso queste frasi presentare me stessa, il mio pensiero, la mia filosofia. Ci incontreremo qui a fare due semplici chiacchiere con voi ragazze, autentiche protagoniste di un nastro che, senza interruzioni, sta girando la propria storia e con tutti gli amici, appassionati e sostenitori del ciclismo rosa. Non nascondo di provare una forte voglia a condividere il mio pensiero, trasmettervi la sua intensità, invitarvi a riflettere insieme…

Un abbraccio

Alla prossima

Edita

P.S. aspetto repliche e suggerimenti, vi invito a scrivermi anche attraverso la mia web-page www.editapucinskaite.com o tramite la mia email pucinskaite@fastwebnet.it

3 commenti:

Manuel (Ciclismo PST) ha detto...

Anche se sono un maschietto, credo siano righe giuste ed equilibrate.
La passione non ha sesso.
Basterebbe poco, ma fatto bene, e sarebbe un bel passo avanti.

Anonimo ha detto...

Sarebbe bello intitolare questo commento "anche se sono un maschietto parte 2", no scherzo e...che dire ? Se ne potrebbe parlare/scrivere per ore e ore e probabilmente non si arriverebbe a trovare una soluzione alla scarsa considerazione dei media nei confronti del ciclismo femminile. Una cosa é certa: il movimento femminile dovrebbe dare un immagine diversa di sé, in una parola (anzi due), più professionalità.
Anni or sono scrivevo sul defunto forum di ciclismodonne.com e ricordo chiaramente i post di un tifoso che paragonava il ciclismo femminile ad un agenzia matrimoniale per ex pro falliti (non é sempre così, lo so), che parlava di stipendi, anzi, rimborsi spese non pagati, di doping (io che pensavo che non esistesse a livello femminile...).
Un quadro a tinte decisamente fosche, forse banale, forse non del tutto corrispondente alla realtà ma che non aiuta un potenziale investitore a mettere qualche euro nel ciclismo femminile. Se poi aggiungiamo il fatto che le gare si svolgono per lo più in AMENE LOCALITA' DI CAMPAGNA, che Cassani nelle telecronache del Mondiale e delle Olimpiadi passa più tempo a dire con chi é sposata la ciclista "x" piuttosto che "y" che a fare la telecronaca, se BS -rivista che non leggo da anni ma che ha sempre un bel numero di lettori- dedica la miseria di un articolo all' anno alla Luperini, ma solo se vince il Giro, se la federazione ciclistica italiana (visto che siamo in Italia) non sa farsi sentire nelle stanze del potere, se le gare di Coppa del Mondo (su strada o pista, é uguale) non vengono trasmesse nemmeno sul satellite e la RAI sul satellite ci manda il tamburello, la corsa con le racchette da neve, il biliardo, se, se, se...
Con i se e i ma non prendo nemmeno l' autobus alle 5:36 del mattino per andare a lavorare, lo so, ma é (anche) per i motivi sopracitati se alle gare assistono quattro gatti e gli sponsor latitano. Più professionalità da parte di tutto il movimento, una gestione dove i costi (trasferte, hotels,personale ecc.)e i ricavi siano bilanciati, maggiore promozione del ciclismo femminile (il nodo é tutto lì: più pubblico a bordo strada, più sponsor e più attenzione da parte dei media, forse.) e una maggiore apertura verso i media, perché l' ambiente é troppo ripiegato, chiuso su se stesso. Se ce l' ha fatta la scherma...

Manuel (Ciclismo PST) ha detto...

Riguardo a BS - che compro - purtroppo è vero che quando si è parlato di ciclo-donne lo si è fatto;
a) perché la Guderzo ha vinto il bronzo ad Atene.
b)Perché i Mondiali erano a Varese, perché sennò mi sà che col cavolo che ne scrivevano.
c)Quando la Bastianelli aveva avuto rogne con la squalifica.
riguardo a Cassani tutto giusto (anche perché uno come Roata è impareggiabile).