Incredibile! Non ci sono altri aggettivi per spiegare, fotografare, tentare di interpretare l’inverosimile epilogo del Gran Premio Comune di Cornaredo che si è corso oggi nell’hinterland milanese. Incredibile soprattutto il dramma personale vissuto da Alona Andruk, che ha visto svanire, volatilizzarsi una vittoria ormai conquistata. Facciamo un passo indietro.
Parco partenti di prim’ordine al Gran Premio di Cornaredo, tradizionale “vetrina” per le velociste Elite.
Sole, caldo, corsa tattica fino agli ultimi metri, stando alle previsioni. Difatti, i 12 chilometri pianeggianti da percorrere 10 volte sono corsi via in un amen, con le atlete della Diadora-Pasta Zara-Manhattan a fare l’andatura e a controllare la situazione. Su tutte, Rachel Neylan attivissima a tentare l’allungo rompi-ritmo in più occasioni.
“Il nostro obiettivo era portare Alona Andruk alla volata finale e la squadra ha lavorato in questo senso per tutti e 120 i chilometri”, ha confessato nel dopo gara la diesse Diana Ziliute.
E la sua squadra porta a termine il lavoro in maniera ineccepibile. Con un “treno” che spazza via le avversarie. Quando sbuca il gruppo dall’ultima curva che precede il rettilineo d’arrivo, davanti a tutte ci sono Eleonora Patuzzo, Olga Zabelinskaya e Inga Cilvinaite. Le compagne di Alona Andruk, ben coperta alle loro spalle. Tutto va come deve andare in casa Diadora-Pasta Zara-Manhattan. Ai 200 metri la “Patu” si fa da parte e parte come un missile l’ucraina che vive va Montebelluna. Che fa subito il volo. La sua pedalata è perentoria. Il suo incidere risolutivo. Ai 100 metri, la Andruk ha già due biciclette di vantaggio sulle altre candidate a giocarsi il successo allo sprint. Ha già vinto!
E qui succede il patatrac. Le tacchette della scarpa destra di Alona si sganciano dal pedale. L’ucraina, prima barcolla un po’, poi realizza. Distoglie lo sguardo dallo striscione d’arrivo che vedeva lì davanti a sé e lo getta disperatamente sul piede destro, cercando di rimettere la scarpetta là dove dovrebbe essere.
Nel frattempo, il suo incedere vincente ha subito una brusca frenata. Le avversarie, incredule a loro volta, le sfrecciano di lato.
Alona riaggancia la scarpa e riprende la pedalata. Aveva talmente tanto vantaggio che riesce anche a riproporsi per la volata, ma Rasa Leleivyte e Valentina Scandolara la precedono, nell’ordine.
Terza dopo essersi quasi fermata a 100 metri dal traguardo. Terza mentre già pensava di sollevare le mani dal manubrio e allargare le braccia in segno di trionfo, come le era già accaduto ad inizio stagione nella quinta tappa del Giro della Nuova Zelanda.
Al termine di una corsa che più sfortunata non poteva essere, Alona Andruk è l’immagine della delusione.
“Sono arrabbiata e amareggiata. Con me stessa. Probabilmente non ho regolato bene le tacchette e quando ho spinto forte sul pedale si sono sganciate. Così ho gettato al vento una vittoria e il grande lavoro che la squadra aveva fatto per me. Chiedo scusa, chiedo scusa…”.
Al di là del contrattempo fatale, resta comunque il fatto che anche oggi Alona Andruk si è dimostrata una velocista emergente. Ormai è una delle più forti del panorama nazionale. Avrà presto modo di rifarsi…
Ufficio stampa
Diadora-Pasta Zara-Manhattan
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