Giorgia Bronzini e la Forno d’Asolo-Colavita nella storia! Rudersdal, Copenaghen (Danimarca) 2011, come Geelong, Melbourne (Australia) 2010. Confermando il titolo mondiale su strada, la 28enne piacentina è riuscita ad entrare nel ristretto club delle atlete capaci di conquistare il bis iridato consecutivo. La prima fu la russa Anna Konkina (1970 Leicester, 1971 Mendrisio), quindi l’intramontabile francese Jeannie Longo che di mondiali in fila ne mise addirittura quattro di seguito dal 1985 al 1989 passando per Giavera del Montello, Colorado Springs, Villach e Chambery, poi venne l’olandese Leontien Van Moorsel (1991 Stoccarda, 1993 Oslo, nel ’92 non assegnato a Bemidorm) e la svedese Susanne Ljunsgkog (2022 Zolder, 2003 Hamilton).
Adesso la regina su strada è Giorgia Bronzini - da tre anni iridata se aggiungiamo il mondiale della corsa a punti del 2009 a Pruskov - che ha costretto al quinto argento di fila l’olandese Vos, la bestia nera che a marzo l’aveva costretta al bronzo al mondiale su pista della costa a punti ad Apeldoorm (Ola) e assieme alla Teutenberg quest’anno l’aveva sempre battuta. A Copenaghen il superbo ribaltone.
Il primo titolo iridato di Giorgia risale al 2001, dieci anni fa esatti, quando sulla pista statunitense di Traxeltown vinse la corsa a punti Juniores. Su pista anche l’oro europeo U23 sempre nella corsa a punti a Mosca 2003 e quello Juniores a Fiorenzuola nel 2001.
"Abbiamo creduto tantissimo a questo successo – racconta Giorgia -. L'anno scorso fu una sorpresa anche per me arrivare in volata, quest'anno invece ci speravo. A differenza di Geelong, stavolta nessuna delle nostre avversarie ha sbagliato: sia Marianne Vos, sia Ina Teutenberg, sono state perfette. Vos dovrà magari vincere meno durante l'anno e puntare di più ai Mondiali. Ma noi siamo state superlative. È andato tutto come avevamo previsto. Monia Baccaille e Noemi Cantele hanno aumentato il ritmo nel finale per allungare il gruppo, come avrei voluto che fosse. Con un “treno” solo ho chiesto a Monia di prendere la volata lunga e così è stato. Poi è stata bravissima a partire ai 300 metri e a tirarmi la volata. Sono uscita ai meno 80, in progressione. Era quello che avevamo previsto ed è andato tutto alla perfezione. In quei metri ho rivisto una stagione avara di risultati, sottotono, e pensato ad una maglia che pesa ma che doveva restare in Italia. Ho quindi tirato fuori tutto. Ancora una volta questa squadra ha dimostrato cosa significa sacrificarsi per il gruppo. Sento più mio questo oro di quello di un anno fa. Allora è stata una sorpresa per me, quest'anno ho avuto più pressioni ma la squadra ha lavorato per me. Per me la ruota è girata due volte per tracciati favorevoli alle mia caratteristiche, ma tutte sanno che può toccare anche a loro. In Italia nessuna è riuscita nell’impresa di vincere due titoli mondiali, per lo più consecutivi. Spero che in futuro qualcuna ci riesca. Come spero che le giovani abbiano fatto tesoro dei lati positivi di questa esperienza. Dedico questa vittoria a Franco Ballerini e a Marina Romoli. Sono sempre nel nostro cuore".
Ora prima delle vacanze le restano gli assoluti su pista poi staccherà il telefonino.
«Spero solo che quest'oro regali a noi donne più soldi del 2010. La Federazione ci ha aumentato il premio, ma gli sponsor no. È ora che anche per noi donne ci siano contratti regolari e guadagni come quelli dei maschi».
A Melbourne fu lei a regalare orologi alle compagne.
«Quest'anno non ci ho ancora pensato. Magari dei baby doll o qualunque cosa faccia loro piacere», scherza.
Per la Bronzini è stata la settima affermazione stagionale dopo il Gp Liberazione a Crema (Ita), il Gp de Gatineau a Ottawa (Can), il Liberty Classic a Philadelphia (Usa) e le tre tappe al Nature Valley (Usa) con un arrivo in cima ad un “muro” impossibile.
La Forno d’Asolo-Colavita al mondiale schierava sette atlete, tre con la nazionale azzurra. Oltre alla Bronzini, l’esperta D’Ettore ex campionessa europea juniores che tornava in nazionale e la giovanissima Elena Cecchini.
“Se due mesi fa mi avessero detto che avrei vestito la maglia azzurra a questo mondiale non ci avrei mai creduto – dice la 19enne neoprofessionista friulana -. E’ stata una emozione grandissima vivere questa esperienza finita con il trionfo di Giorgia. Noi credevamo in lei ed è andato tutto alla perfezione. Peccato per me che sono caduta nel finale”.
In Danimarca c’era anche il team manager del team italo-americano Franco Chirio, immancabile ad un mondiale al seguito delle sue ragazze, che ha aggiunto l’ennesimo titolo alla bacheca di Montechiaro d’Asti.
“Ho capito che quel finale era perfetto per Giorgia guardando l’arrivo della corsa delle junior – argomenta al settimo cielo Chirio, una sorta di secondo padre della campionessa del mondo -. Dopo il falsopiano fatta la curva, il traguardo arrivava superando 300 metri più impegnativi. Qui Giorgia, mi sono detto, se la può giocare alla grande. Vos non è una sprinter pura e la Tuetenberg pesa troppo per questo arrivo. Un invito a nozze per Giorgia. Infatti non mi sono sbagliato. L’avevo trovata tranquilla alla vigilia. Quando è in questo stato, diventa imbattibile se aggiungiamo la sua innata determinazione e la naturale predisposizione di leggere la gara, come solo lei sa fare. E’ una stratega nata, ormai la conosco troppo bene. Quando ha la testa libera e riesce a concentrarsi diventa imbattibile. Poi è stata fortunata ad avere al suo fianco due compagne di squadra come D’Ettorre e Cecchini. Avete visto tutti cosa ha saputo fare Alessandra nella fuga di giornata. Mi spiace per Elena che non ha potuto esprimersi nel finale, ma davanti a lei ha tutto il tempo che vuole, ne sentiremo sicuramente parlare della Cecchini. A Giorgia sono giunti i complimenti di Fabio Gallina e Tarcisio Persegona. Il prossimo anno? Spero che nessuno me la rubi”.
Il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, è stato tra i primi a inviarle le congratulazioni. il primo cittadino le attribuisce ancora una volta «un'impresa storica. Vincere il titolo iridato lo scorso anno - argomenta Reggi - ti ha permesso di far parte del gruppo dei grandi campioni, vincerlo una seconda volta ti ha fatto entrare di diritto nella storia del ciclismo. Lo sprint finale rimarrà nella memoria di tutti gli appassionati di sport. Questa importante vittoria ti fa onore e riempie di orgoglio tutti noi che in questi anni abbiamo seguito le tue imprese. Bravissima».
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